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CASTROVILLARIReperti archeologici fatti risalire al Neolitico (10.000-5.000 a.C.) testimoniano la presenza dell’uomo in questi luoghi sin dai tempi remoti. I Greci e i Romani vi ebbero loro insediamenti; di questi ultimi, rimangono resti di ville e abitazioni rurali. I suoi abitanti, incalzati dalle invasioni barbariche, avrebbero edificato un castello fortificato (zona di S. Maria del Castello) dal quale sarebbe derivato il suo primo nome Castrum Villarum che ben presto divenne tappa importante nel tragitto della Via Popilia. Appare alla ribalta della storia, dopo la lunga notte medievale, con la conquista normanna della Calabria ad opera di Roberto il Guiscardo nel 1064. Nel 1090 venne munita di un potente castello; si trattò probabilmente di una ricostruzione. Dal 1189 fu fedele alla causa sveva e vi rimase anche nei tempi difficili seguiti alla morte di Federico II. Partecipò attivamente anche alle lotte tra gli Angioini e gli Aragonesi parteggiando per i primi e, al tempo della congiura dei baroni, fu assediata e saccheggiata dagli Aragonesi. Per quanto attiene alla sua vita feudale, ebbe la fortuna di rimanere nel regio demanio fino alla fine del XV secolo; fu infeudata poi, nel 1495 ai Sanseverino, nel 1507 a Giovanni d’Aragona, nel 1519 agli Spinelli (duchi di Castrovillari dal 1529) che vi rimasero fino all’eversione della feudalità. Anche ai tempi della Repubblica Napoletana, nel 1799, evidenziò la sua nota vivacità innalzando con vigore l’albero della libertà. Dal Decennio francese all’Unità d’Italia, fino ai giorni nostri, le vicende di Castrovillari vennero omogeneizzate a quelle del resto della Calabria. La Piazza Cavour, posta al termine di Via Garibaldi ed alla confluenza con la Via Mazzini, rappresenta il limite tra la nuova e la vecchia città. Vi si erge il Palazzo Cappelli, del XIX secolo, ove fu ospitato Giuseppe Bonaparte durante la sua visita in Calabria. Più avanti, si è al Museo Civico Archeologico. E' stato fondato nel 1957 dall’Amministrazione Comunale e conserva oggetti, resti e manufatti raccolti nel corso delle campagne di scavi archeologici effettuati nel territorio di Castrovillari. Vi sono custoditi reperti paleontologici e archeologici dal Paleolitico superiore al Medioevo. Tra i pezzi più importanti sono da annoverare i ritrovamenti provenienti dalla Grotta del Romito di Papasidero (resti umani e di bos primigenius), una rara fibula in bronzo di età barbarica dove è raffigurato un cavallo, frammenti di una decorazione in stucco provenienti dalla basilica di Santa Maria del Castello. Accanto al settore archeologico, si conserva una ricca collezione dell’artista Andrea Alfano (Castrovillari 1879 - Roma 1967) composta da oltre 150 opere tra disegni, pitture, sculture e documenti. La Biblioteca Civica accresce sempre maggiormente il suo interesse e la consistenza dei suoi fondi, recentemente ha accolto la donazione fatta dal compianto padre Francesco Russo della sua ricchissima biblioteca. L’Archivio di Stato, sezione decentrata di Cosenza, raccoglie oltre ad importanti pergamene, alcune delle quali del XV secolo, una preziosa raccolta di fondi dei notai che hanno rogato nel suo vasto comprensorio. Il Castello, costruito nel 1490 sui ruderi di un più antico maniero, per volere di Ferdinando I d’Aragona, si presenta a pianta quadrilatera con torrioni angolari cilindrici. Sopra il portale una lapide marmorea reca lo stemma degli Aragonesi con due angeli scolpiti ad altorilievo e una iscrizione relativa alla fondazione del castello stesso. Attualmente è adibito a carcere. La chiesa della SS. Trinità, con annesso convento di San Francesco d’Assisi, è un notevole complesso rimasto incompiuto fondato nel 1218 da Pietro Cathin di Sant’Andrea di Faenza, al quale è attribuita anche la costruzione di San Francesco d’Assisi a Cosenza. Ristrutturata nel corso del XVII secolo, conserva, nell’abside, grande tela raffigurante la SS. Trinità; nel transetto, tele settecentesche raffiguranti la Madonna del Carmine, l’Immacolata, Santa Monica, Santa Filomena. Inoltre, altare ligneo settecentesco proveniente dal convento dei Cappuccini con statua lignea di Sant’Antonio del 1711. Tra le altre statue processionali (S. Gaetano, Madonna della Salette, Immacolata, San Giuseppe, San Rocco), spicca l’Assunta statua lignea tre-quattrocentesca. Nella navata, gruppo statuario: la Madonna del Rosario e statua lignea di ignoto dell'800 raffigurante San Pasquale di Baylon. Nella terza cappella sinistra, statua ottocentesca dell’Addolorata con 6 affreschi di ignoto dell800 sulla vita di Gesù. Inoltre, due croci processionali argentee in lamine sbalzate; l'una del 1633 proveniente dalla chiesa di San Giuliano, decorata a bulino, con pomo di rame e testine sporgenti, è opera di Bernardo Conte, l’altra, del 1677, proveniente dalla basilica di S. Maria del Castello, ha la firma di Giuseppe Conte. La chiesa di San Giuliano di origine bizantino - normanna (sec. XI), viene ampliata nel 500 con l’annessione del vecchio tempietto ebraico della Giudecca. Nel 1630, subisce un consistente rimaneggiamento che rende necessario un ulteriore intervento nel corso del sec. XVIII. La facciata è in stile barocco con una delicata cupoletta e portale di gradevoli forme tardo - rinascimentali (a. 1568) recentemente rifatti, mentre dell’antico portale, restano solo pochi frammenti conservati in alcuni locali. L’interno contiene pregevoli opere d’arte tra le quali fanno spicco: un fonte battesimale ligneo di epoca rinascimentale, intagliato e decorato con colonnine ornamentali e pannelli dipinti con figure di santi e angeli, opera di artieri meridionali del sec. XVI, con ritocchi effettuati nel corso del 700; coro ligneo, barocco, intagliato e decorato, opera di Eugenio Cerchiaro del 1715; affresco raffigurante San Giuliano; un crocifisso ligneo cinque - seicentesco scolpito a tutto tondo da ignoto scultore meridionale, sormontato da un baldacchino ligneo del 500 con ricca merlettatura ad intaglio; una croce di rame dorato, opera dell’artista castrovillarese Bernardo Conte del 1643; un calice d’argento lavorato a sbalzo e a bulino con figurazioni allegoriche della Passione di Cristo e base contenente uno stemma, attribuito a Giuseppe Conte. In evidenza, tela di anonimo del 700 raffigurante l’Assunta tra i SS. Francesco d’Assisi e Chiara. La chiesa delle Pentite (Sant’Antonio), di origine seicentesca, contiene un altare di marmi policromi in stile barocco, sul quale è posta una bella tela dipinta dal napoletano Giuseppe Marullo del 1631, raffigurante la Madonna col Bambino adorati dalla Maddalena e da Santa Egiziaca. Notevoli, oltre ad una statuetta raffigurante una santa e a tre seggiole in legno intagliato e dorato, una lamina sbalzata con figura del Redentore a bassorilievo, che costituisce la porticina di custodia dell’altare maggiore. Inoltre, dipinto di anonimo del 1781 raffigurante la Pietà tra i SS. Francesco d’Assisi e Chiara. La chiesa di Santa Maria del Castello fu fondata nel 1090; venne ricostruita nel 1363. Nel 1769, fu trasformata a 3 navate, a croce latina e, successivamente, più volte rimaneggiata. La sua storia viene illustrata attraverso 8 pannelli marmorei posti nelle facce della fontana ottagonale collocata nell’antistante piazza. Il santuario, oggi divenuto basilica, presenta due portali romanici e un portico impostato con dei contrafforti su un consistente basamento; due monofore di arte normanna illuminano una cappelletta nella quale sono superstiti tracce di affreschi quattrocenteschi che lasciano intravedere una Madonna col Bambino inquadrata in girali classicheggianti con alcuni motivi ornamentali che richiamano l’arte arabo-sicula; agli angoli superiori, medaglioni con santi benedicenti; nei fascioni laterali, scudo azzurro con fascia argentea; a destra della Madonna, in ginocchio, è raffigurato un regnante in atto devoto (forse re Ruggero fondatore del tempio). Sull’ingresso laterale destro, portale archiacuto con coronamento ornamentale composto da decorazioni floreali e a palmette e da una lunetta contenente un bassorilievo scolpito in marmo del XIV sec. raffigurante una Madonna col Bambino e Dio Padre, opera attribuita ad allievo di Tino da Camaino. L’interno, a tre navate, è ricco di opere d’arte. Sul primo altare di sinistra, Presentazione al tempio, di ignoto pittore sette-ottocentesco; sul secondo, pregevole tela di Pietro Negroni effigiata nel 1552 raffigurante la Madonna col Bambino in trono con San Lorenzo e Santa Barbara che riceve dal bambino la palma del martirio; su quello successivo, Madonna col Bambino e i SS. Gaetano e Pietro, dipinto ad olio su tela nel 700 e proveniente da bottega napoletana del periodo barocco; in fondo alla navata sinistra, (cappella della crociera), la Pietà, attribuibile, secondo alcuni, ad Andrea Vaccaro, secondo altri a seguace di Mattia Preti; accanto, crocifisso settecentesco e Madonna dell’Abbondanza, statua lignea del sec. XVIII. Nell’abside, splendida cattedra sacerdotale barocca con postergale dipinto e dorato con stemma del castello, datata 1776 e coro ligneo opera di Eugenio Cerchiaro del 1715. Nella parete di fondo, Assunzione di Maria Vergine con gli apostoli accanto al sepolcro, dipinta da Pietro Negroni nel 1560; sulla parete sinistra, Annunciazione di ignoto del sec. XVIII; nel transetto destro, Presentazione al tempio, tela di G. Gualtieri del 1777; Sul terzo altare di destra, Madonna col Bambino tra i SS. Antonio da Padova e Antonio Abate di ignoto del sec. XVIII; sul secondo, Madonna col Bambino tra i SS. Andrea e Giovanni dipinta dallo stesso Gualtieri nel 1777; su quello successivo (primo altare destro), Immacolata e Santi di ignoto del 700. Nel vano della scala che conduce alla cantoria, affresco cinquecentesco, restaurato nel 1933, raffigurante Cristo Giudice tra apostoli ed angeli e con scritta: Ego sum lux mundi; sull’altare di fronte all’ingresso laterale, affresco trecentesco raffigurante la Madonna col Bambino; in sagrestia, piatto in rame di arte norimberghese del XV sec. e scritta in tedesco antico; ostensorio in argento eseguito nel 1772 da artista di scuola napoletana; crocifisso ligneo seicentesco scolpito a tutto tondo e a tutta figura. La chiesa di San Francesco di Paola, di origine seicentesca, ha un interno decorato a stucchi con le seguenti opere d’arte: statua lignea del santo titolare, Cristo flagellato, statua lignea settecentesca; statua lignea seicentesca raffigurante Santa Chiara; busti lignei seicenteschi dei SS. Cosma e Damiano; n. 3 bracci reliquiari in legno; dipinto del XVIII sec. raffigurante la Consacrazione della chiesa a San Francesco di Paola. Inoltre, dipinto di anonimo meridionale del 700-800, raffigurante Santa Chiara e storie della sua vita e mediocri tele raffiguranti i Martiri di Ceuta e S. Maria del Castello. Nella zona absidale recenti affreschi con scene del Nuovo e del Vecchio Testamento. Nella cappella di San Rocco, o di Santa Maria della Valle, affresco del 600 d’ignoto pittore locale, si tratta di una piccola tela della Madonna col Bambino a mezzobusto. Inoltre, olio su tela del sec. XVII su cui è effigiata Santa Margherita; l’autore è ignoto. Altra opera dipinta ad olio su tela ritrae la Madonna col Bambino tra i santi Gregorio e Rocco; la sua forma è rettangolare perché adattata agli stucchi dell’altare; Il dipinto ascrivibile al sec. XVIII, anche se non firmato, è da attribuire a Genesio Gualtieri da Mormanno che, nel 1777, dipinse anche due tele in Santa Maria del Castello, con le quali mostra evidenti analogie e somiglianze. La chiesa di Santa Lucia custodisce una statua della titolare in legno scolpito e dipinto del 700-800, la quale fa parte dei pomposi arredi acquistati per la chiesa rinnovata da don Gaetano Saraceni (nato nel 1769) tra la fine del 700 e gli inizi dell800. Il cancelletto dell’altare maggiore in bronzo è opera del sec. XIX. La chiesa di Santa Maria della Pietà conserva un bel dipinto raffigurante l’Incoronazione della Vergine, attribuito a Giovanni Tommaso Conte nativo di Castrovillari ed attivo nella stessa cittadina nel 500; attualmente l’opera si trova nella chiesa di San Giuliano. Nei pressi del cimitero, si trova la cappella di Santa Maria di Costantinopoli, nel cui interno si venera la figura della titolare, dipinta a tempera nel 500 con rifacimenti del 700. Nel corso di questo secolo vi fu effigiata la città di Costantinopoli in fiamme assediata dai Turchi nel 1453. Nella chiesa di San Giuseppe, statua di San Felice facente parte di un gruppo di sculture di bottega lignea locale di cui sono superstiti solamente quelle di San Bonaventura e dell’Addolorata, ora a San Francesco di Paola. Nel giorno di San Giovanni si prendono i cardi selvatici che stanno per fiorire e, la sera prima della festa, si pongono in una buca. Se al mattino successivo i cardi saranno fioriti, la fortuna sarà amica, se ciò non accadrà , si verificherà il contrario. La festa di Santa Lucia ha mutuato rituali del mondo pagano. I pastori, come usavano fare i loro colleghi latini nelle cosiddette Palilie, si radunavano innanzi alla chiesa della santa per recarsi poi, al suono di zampogna, a bruciare casupole di legno e pagliai. Da questo giorno hanno inizio le cosiddette cadiennule che vanno dal 13 al 25 dicembre. Ognuno di questi giorni rappresenta un mese dell’anno e si prevede il tempo che far` in questo largo lasso di tempo, proprio osservando le condizioni meteorologiche di ognuno dei dodici giorni. L’assaggio del vino nuovo, poi, non si effettua il giorno di San Martino, ma all’Immacolata, che perciò viene chiamata Madonna prova vutte. Si dice che nell’ora in cui si avvicina la morte per qualcuno, amici e parenti già trapassati, vengano a visitare il moribondo per accompagnarlo nella sua ultima dimora. Si ha però cura di vuotare tutti i recipienti dell’acqua contenuta perché si teme che l’anima si fermi nel liquido e non parta subito. Vestito tradizionale: "Cammisola rossa con pedana gialla e galloni alla crocera del dorso, camicia arricciata, poppe prominenti; trecce con fettuccia rossa, tovagliuolo e su il pannetto rosso. Nessuna distinzione tra zitella e maritata. Nel lutto, curiettu senza galloni, e sempre bassato, ma, secondo che il lutto si allarga, il curietto si solleva". Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza
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