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LUNGRO

Gli Albanesi che scelsero questo sito, dovettero trovarsi di fronte ad una piccola borgata già esistente, nota nel 1272 col nome di Lugrium o Hungarium. Nel Medioevo era già conosciuto per le sue miniere di sale. Inizialmente fu casale di Altomonte dal quale venne scorporato per essere infeudato ai Venato. Da costoro, nel 1586, passava ai Campolongo. Nel 1621 vi subentravano i Pescara; poi, nel 1717 i Sanseverino di Bisignano fino al 1806. E' sede del vescovado di rito greco.

La cattedrale, dedicata a San Nicola, venne eretta nel 1721 su una costruzione più antica di fondazione medievale, i lavori, però, si prolungarono per tanto tempo, e vennero completati nel 1825. Di questa primitiva struttura rimane una cappella con tracce di affreschi. Splendida è, nell’Iconostasi, una tavoletta nota come S. Maria dell’Alto così composta: la Madonna col Bambino, ai lati, due angeli e in alto, l’Ecce Homo. L’opera è del pittore Conti eseguita nel 1980. Le icone dietro l’iconostasi sono di un sacerdote di Atene di nome Giuseppe Printezis e raffigurano: Cristo eucaristico e i padri della chiesa d’Oriente e d’Occidente. Il mosaico raffigurante la Vergine col Bambino è opera del prof. Augusto Ranocchi dell’Accademia di Belle Arti di Roma eseguito nel 1982. Gli affreschi di destra e di sinistra dell’abside sono di Kostas Tsitsalavidis (anno 1984) un pittore di Salonicco. Sulla volta, opere di pittori napoletani dell’800: Resurrezione, Pentecoste, e scene dell’antico testamento. In sagrestia, si ammira un affresco bizantineggiante del 1547 (Santa Parasceve), e una statua di Santa Lucia del 1856. Sulla navata sinistra, tela della Madonna col Bambino con Sant’Antonio da Padova e altri santi; più avanti, statua dell’Assunta. Altre opere sono del pittore greco Iannakakis, che ha operato anche a San Cosmo e Santa Sofia d’Epiro negli anni 80.

In Piazza Agostino Casini, ruderi di una cappella bizantina con tracce di elementi architettonici e di affreschi. Nella zona sgorgano sorgenti di acque solforose.

Le feste legate alla Pasqua a Lungro, vengono allietate da una specie di zufolo rudimentale, che i paesani chiamano titarota, formato dalla corteccia di ramo di fico quando è in vegetazione; il richiamo ai riti dell’antichità classica è evidente: il flauto è lo strumento che ci ricorda le feste bacchiche, il fico è dedicato a Bacco. In particolare, i lungresi, con questi strumenti, salutano il sole che nasce il giorno di Pasqua e allietano le celebrazioni sacre della buona parola che secondo le tradizioni del rito greco, proprio in quell’ora, si celebrano davanti alla porta della chiesa. Nella mezzanotte tra il Sabato santo e la domenica di Pasqua, si entra nel periodo delle rusalet e si festeggia al suono delle campane che, presso in Greci, in quell’ora annunciano la resurrezione di Cristo. Poi alcuni gruppi intonano inni sacri della liturgia greca sotto le finestre della gente che ancora dorme, altre comitive si dilettano invitando il villaggio alla festa col canto popolare.

Nel matrimonio, lo sposo esce col coltello, incontra la sposa e la conduce a casa sua. Molto nota la miniera di salgemma a 5 piani; arriva a 220 metri di profondità e per la sua particolare conformazione presenta scenari da incubo. G. Palance (La regina dai tre seni), a tal proposito riporta un passo del Padula: "La prima galleria è un modello di greca architettura. Le gallerie, che fan da corona all’altra detta Speranza II, sono di stile gotico. Archi a sesto acuto, immani colonne senza zoccolo. La galleria inferiore ricorda l’inferno dantesco. Precipizii sospesi sulla testa, precipizii aperti sotto i piedi; massi enormi di barda che minaccia rovina. Qua gallerie deserte, buie, una sull’altra; là un’aia qual sala di teatro, ed archi a piramide, e pareti intagliate, riflettenti la luce dei lumi sospesi in ogni viottolo; e per quel labirinto uomini e fanciulli; e massi che rotolano, e colpi di martelli, e rimbombi dei sotterranei...".

Tratto da "L.Bilotto" - Itinerari culturali della provincia di Cosenza

 

AA.VV., Parliamo di Lungro, MIT, Corigliano C., 1963;

LENA G., Lungro: Conservazione del paesaggio, in "Katundi yne;" Castrovillari, 1990;

IDEM, Il lavoro degli albanesi: la miniera di Lungro, in "Katundi yne", Castrovillari, 1990;

SAMENGO P.G., Lungro, in "Il calabrese" a. 1845;

SOLE G., Breve storia della reale salina di Lungro, Cosenza, Brenner, 1981;

STUMPO G., Calabria pittoresca e produttiva, Lungro, paesello albanese nel cuore della Calabria, in "Il popolo" Roma, 12. II. 1932;

TEGANI U, Una miniera millenaria: il salgemma di Lungro, in "Le vie d’Italia", T.C.I., Milano, n. 10, 1927.

 
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